Intervenuto all'edizione del Festival della Filosofia del 2024, che si tiene ogni anno a Modena, Carpi e Sassuolo, il neuroscienziato G. Vallortigara, nella lezione intitolata "Capacità di sentire - caratteristiche cellulari della coscienza", spiega delle ipotesi intorno alle basi neurobiologiche della coscienza umana. Soprattutto a proposito di un tale tema, contenuti propri del piano neurobiologico non possono che proiettarsi su piani ulteriori, compreso quello culturale. In particolare, poi, è lo stesso prof. Vallortigara a proporre una convergenza assai suggestiva di pensiero scientifico e artistico-letterario (intorno al minuto 53):
Un altro modo per esprimere questa idea è questo: immaginate che la reazione corporea locale, quello che avviene sulla superficie del vostro corpo, venga spedita in un qualche posto del cervello e rimanga lì per qualche istante che potrebbe essere il "quanto" di tempo psicologico di cui parlava William James, in attesa di una rivelazione, cioè in attesa del fatto che c'è un segnale motorio che ti sta aspettando, perché qualcuno ha mosso un braccio, e quindi viene cancellata; oppure, se non c'è niente, c'è, come dire, la rivelazione, e cioè quella "roba lì" diventa esperienza cosciente. Vi faccio questo esempio perché c’è questo brano di Borges che io amo molto, in cui lui cerca di descrivere [...] che cosa sia il fatto estetico, che cosa sia l’esperienza estetica, e lui dice:
«la musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest’imminenza di una rivelazione, che non si produce, è forse il fatto estetico.»
Borges tra l’altro la attribuisce a Dante questa idea dell’esperienza estetica come imminenza di una rivelazione.
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