Che cosa spingeva, all’inizio della storia umana, esseri primitivi spesso duramente alle prese con la rischiosa e faticosa lotta per la sopravvivenza, a realizzare impegnative pitture simboliche, sulle pareti di una grotta? C’è un rapporto tra l’effetto di armonia che avvertiamo in certi istanti di relazione con persone e ambienti, e l’esperienza della bellezza che facciamo davanti a un’opera d’arte? Tra il “rintocco” provocato in noi da un momento di lettura, quando magari siamo immersi in un coinvolgente romanzo, e l’eco suscitata, dentro, da un certo luogo? Perché uno studioso di scienza, per spiegare dei contenuti della sua ricerca, può sentire il bisogno di ricorrere a metafore?
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- 21-05-25
Intervenuto all'edizione del Festival della Filosofia del 2024, che si tiene ogni anno a Modena, Carpi e Sassuolo, il neuroscienziato G. Vallortigara, nella lezione intitolata "Capacità di sentire - caratteristiche cellulari della coscienza", spiega delle ipotesi intorno alle basi neurobiologiche
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